Il progetto di tutto il complesso della chiesa e delle annesse opere parrocchiali (anno 1955) è dell’architetto Giulio Brunetta, professore dell’Università di Padova. A lui, oltre a grandi opere per la stessa Università si deve, tra l’altro, la progettazione del grandioso complesso dell’Opera della Divina Provvidenza a Sarmeola.

piantaL’idea ispiratrice del progetto emerge anche solo osservandone la pianta. Vediamo chiaramente l’intersecarsi dinamico, senza soluzione di continuità, nell’area presbiteriale, di due figure geometriche: il cerchio (che si innalza nel tiburio cilindrico) e la parabola protesa verso l’aula (navata) e oltre la stessa facciata che, con la grande vetrata, appare non già elemento di separazione ma di comunicazione con l’esterno.

Punto focale dei due movimenti è l’altare: segno di Cristo che offre se stesso in sacrificio, “centro dell’azione di grazie che si compie nell’eucaristia”.


Altro elemento caratteristico è l’incontro armonioso e sereno tra la dimensione orizzontale (chiesa come casa della comunità credente), e quella verticale (chiesa come casa dove il Signore raccoglie ed accoglie il suo popolo) bene espressa anche dalla fuga delle colonne che partendo dal presbiterio abbracciano l’intera navata.

La semplicità dei materiali, il cemento armato, il cotto delle pareti lavorato con un gioco cromatico che dà un gradevole effetto di movimento, il soffitto appeso in doghe di legno, creano un clima di raccoglimento. Il pavimento del presbiterio e dei gradini sono in marmo chiaro botticino mentre il pavimento della navata è in marmo rosso magnaboschi chiaro: il contrasto tra il bianco botticino del presbiterio e il rosso della navata dà un tono di soffuso raccoglimento.

La facciata esterna, disposta su due piani, con la luminosità della pietra bianca, propone la chiesa con evidenza e discrezione. Il portico che raccoglie in unità il complesso chiesa-canonica traccia un piccolo chiostro che fa da collegamento con il sagrato antistante.

L’insieme si fa apprezzare per il carattere di originalità rispetto alla linea dominante nell’architettura sacra dell’epoca: per il vescovo Girolamo Bortignon era la chiesa meglio riuscita di quel periodo.

Il progetto originario dell’architetto Brunetta prevedeva, oltre ad una diversa, rispetto a quella attuale, rifinitura della stessa facciata, anche l’erezione di un alto campanile (ben 75 m., con cella campanaria praticabile e raggiungibile mediante ascensore) che doveva dominare su ogni altro edificio della zona.